martedì, ottobre 31, 2006
Mentre fremono i preparativi dell'evento più hot della stagione, mi giunge in mail lo scritto di BIG R.U.Z., lettore, amico e compagno di bagordi. Si tratta di una presa di posizione ferma, compatta nei confronti del costume che appesta la nostra amata città. Il suo è un outing sincero che vicoquattro ha deciso di pubblicare (anche perchè altrimenti ci avrebbe gonfiato di botte) affinchè possa stimolare una discussione serena e pacata sul punto.
Ignoro se tali riflessioni siano in qualche modo correlate all'evento di venerdì; temo di no, opto per una fatale coincidenza. Tze non risucirai con questi mezzucci a impedire lo stratosferico successo della nostra iniziativa.
Ignoro se tali riflessioni siano in qualche modo correlate all'evento di venerdì; temo di no, opto per una fatale coincidenza. Tze non risucirai con questi mezzucci a impedire lo stratosferico successo della nostra iniziativa.
"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
[…]Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".
Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto III
Rimango allibito e il più delle volte schifato nel vedere come la nostra bella città sia popolata da persone per le quali non nutro alcun rispetto.
Mi riferisco in particolar modo alla gente che popola quelli che ora sono ritenuti i locali più trendy, come Le Piere, La Carega o mille baretti di Piazza Erbe. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, ma non conosco le abitudini di tutti quelli che leggono questo blog.
Dicevo: Rabbrividisco a vedere queste persone fuori dai citati locali, con in mano il loro gotto di vino e magari nell’altra mano uno spinello. Rabbrividisco perché la maggior parte di loro si veste e assume dei comportamenti che anche Fidel potrebbe giudicarli eccessivi. Ma fino a qui non ci sarebbe nulla di male: ovviamente tutti sono liberi di vestirsi come preferiscono, ci mancherebbe. Unica ma rilevante contraddizione è che queste persone sfrecciano al volante di Benz, di BMW, di Porsche, di Audi…e chi più ne ha più ne metta…purché superino i € 50.000! Le ritengo persone ridicole, prive di un minimo di coerenza, e prive anche di buon gusto: in fin dei conti che locali sono? Faccio riferimento Alle Piere e Alla Carega, due locali di 3 metri per 3 con una quarantina di posti a sedere e con questa serie di personaggi al loro esterno che squadrano la gente che passa facendo loro quasi una radiografia (al portafogli).
Sì perché ora è diventato fashion dichiararsi e ostentare d’essere di sinistra e non importa se di fatto si è figli di medici, avvocati o notai. E’ chiaro: facile fare così sapendo che comunque alle spalle c’è una famiglia facoltosa; un po’ meno facile se appartenessero realmente alle classi sociali per le quali la parola comunismo può avere significato.
Questo non è uno sfogo politico o pseudo tale: vi confido che la politica non mi interessa più di tanto; piuttosto mi interessa la coerenza delle persone.
Concludo questo breve pensiero dicendo che sono fiero di non essere mai stato, né mai vi andrò, in uno di questi posti, se non di sfuggita o perché di passaggio.
Ditemi come la pensate, forse sono io che sono troppo intransigente. Come ho detto mi scuso se qualcuno dovesse prendersela a male..
R.U.Z.
Comincio con il risponderti io. Il tema è stato ampiamente sdoganato, in più o meno tutte le sue sfumature. C'e chi ne ha fatto un prodotto editoriale, chi ci imbastisce rime, chi tenta la grande Fuga ma ha i piedi ben saldati sui sanpietrini della Piazza.
Tu ti focalizzi sul concetto di coerenza delle persone, muovendo delle obiezioni condivisibili e giuste. La coerenza a mio avviso è sicuramente una causa di tutto ciò ma non l'unica variabile da considerare. Senza voler fare della sociologia spicciola penso che il problema debba essere affrontato in un'ottica biunivoca: muovendo sì dal singolo ma finendo inesorabilmente con il considerare le dinamiche del branco. Tra singolo e branco c'è un rapporto di interdipendenza sinallagmatico.
In altri termini l'aura mediocritas dell'esaltato radical chic con la Cayenne si riverbera inesorabilmente sul gregge di microcefali di cui si circonda. Sul perchè questo accada si potrebbe aprire un simposio: mancanza di coscienza critica, di capacità di discernimento e so on. A sua volta però, il vuoto pneumatico della massa informe finisce con il plagiare il singolo, invischiandolo nelle sue logiche di omologazione. Il branco esercita sul singolo una sorta di terrorismo psicologico, lo lega a sè con una zavorra impercettibile: la paura di essere tagliato fuori. Come succede per ogni fenomeno di costume, gli adepti seguono il trend anastaticamente: "eliminando la possibilità di scegliere, l'uomo non viene redento ma semplicemente ingabbiato; otterremmo una società di arance, organiche ma funzionanti meccanicamente."
Il tutto si celebra in una bolla di isolamento sociale che è la Piazza. La Piazza non è solo sfondo ma anche attore comprimario: la Piazza ti tatua addosso l'appartenenza al branco, ti chiama a sè nel tentativo di piegarti alle logiche che la governano.
Una certa Verona sopravvive languida grazie a questa dinamica. È un grande castello di sabbia a mio modo di vedere, ma pare avere ottime fondamenta.
Tu ti focalizzi sul concetto di coerenza delle persone, muovendo delle obiezioni condivisibili e giuste. La coerenza a mio avviso è sicuramente una causa di tutto ciò ma non l'unica variabile da considerare. Senza voler fare della sociologia spicciola penso che il problema debba essere affrontato in un'ottica biunivoca: muovendo sì dal singolo ma finendo inesorabilmente con il considerare le dinamiche del branco. Tra singolo e branco c'è un rapporto di interdipendenza sinallagmatico.
In altri termini l'aura mediocritas dell'esaltato radical chic con la Cayenne si riverbera inesorabilmente sul gregge di microcefali di cui si circonda. Sul perchè questo accada si potrebbe aprire un simposio: mancanza di coscienza critica, di capacità di discernimento e so on. A sua volta però, il vuoto pneumatico della massa informe finisce con il plagiare il singolo, invischiandolo nelle sue logiche di omologazione. Il branco esercita sul singolo una sorta di terrorismo psicologico, lo lega a sè con una zavorra impercettibile: la paura di essere tagliato fuori. Come succede per ogni fenomeno di costume, gli adepti seguono il trend anastaticamente: "eliminando la possibilità di scegliere, l'uomo non viene redento ma semplicemente ingabbiato; otterremmo una società di arance, organiche ma funzionanti meccanicamente."
Il tutto si celebra in una bolla di isolamento sociale che è la Piazza. La Piazza non è solo sfondo ma anche attore comprimario: la Piazza ti tatua addosso l'appartenenza al branco, ti chiama a sè nel tentativo di piegarti alle logiche che la governano.
Una certa Verona sopravvive languida grazie a questa dinamica. È un grande castello di sabbia a mio modo di vedere, ma pare avere ottime fondamenta.
posted by Upstream at 9:05 AM |
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