venerdì, ottobre 27, 2006

(post massimalista intriso di luoghi comuni)

La letteratura in materia di ingegneri è vasta e sconfinata. A ragione, gli ingegneri sono oggetto del pubblico ludibrio; Certe caratteristiche non possono che attrarre dileggio e scherno, ça va sans dire.

Talvolta però dietro alla camicia in flanella si nasconde una persona antropologicamente interessante e ricca di sfumature, che spesso l'occhio umano, ottenebrato dal pregiudizio, non riesce a cogliere.
Dalla frequentazione di alcuni di loro sono giunto ad una serie considerazioni, di cui mi pregio di rendervi partecipe.

Anzitutto mi ritengo fortunato.
I ragazzi che conosco (due peraltro scrivono qui) sono giunti allo stadio on/off. Tale fase è una sorta di limbo, una zona grigia tanto transitoria quanto potenzialmente perpetua. Generalmente si addiviene a questo step sul finire della carriera accademica, ad esami conclusi e in odore di discussione finale. L'ingegnere on/off si muove in bilico tra due mondi: la real life (off) e la matrice (on). Contrariamente a quanto accade nella fase iniziale del percorso universitario, l'ingegnere on/off ha preso coscienza del suo essere avulso dal vissuto quotidiano, con tutte le implicazioni morali ed emozionali che questo comporta. È una presa di coscienza franca e oserei dire serena. Non c'è alcun retrogusto amaro in tutto ciò: semplicemente ci si avvede, con algido distacco, della circostanza che fino a quel momento si è vissuti in una dimensione parallela, costellata da variabili scientifiche e grafici rassicuranti.

Dinanzi all'ingegnere on/off si prospettano due strade.

1-Tagliare il cordone ombelicale con l'universo scientifico che lo ha plasmato, optando così per un blando e tutt'altro che agevole reinserimento nella vita sociale

2-Proseguire fiero e tracotante nel proprio cammino di isolamento dalla real life, infilandosi nel solco confortante e materno di qualche formula o astruso calcolo matematico.

Non mi aspetto che l'ingegnere giunga a contemperare le due soluzioni. La sua mente quadrata non vi ravvisa un trade off ma un semplice aut aut. Tertium non datur. La scelta a favore dell'una o dell'altra opzione è sovente il punto di arrivo di un cammino travagliato e irto di difficoltà (difficoltà di natura matematica sia chiaro, non certo di tipo emotivo). La prospettiva è di medio-lungo periodo.

Non bisogna inoltre dimenticare che la decisione finale dovrà essere corredata da una dissertazione di almeno 735 pagine (il numero non è casuale. Niente è lasciato al caso. Niente.) nelle quali lo stesso ingegnere illustra con approccio rigoroso e scientifico (leggi attraverso l'ausilio di slide, grafici, tabelle, sequele incomprensibili di numeri e segni convenzionali) le ragioni della sua scelta.
Il fatto che la lingua italiana non trovi esattamente ristoro in simili lavori non gode di alcuna importanza. Nel momento in cui un fattore (nel nostro caso la lingua) non è giustificabile scientificamente, lo stesso perde tutto il suo rilievo.

Del resto è pacifico che l'ingegnere guardi all'italiano come ad un'inutile orpello. E come biasimarlo! Il nostro perde familiarità con la lingua italiana sin dal primo semestre di corso, ritrovandosi incapace di formulare un costrutto di almeno venti parole con l'ausilio di subordinate.

Tip: Torna sempre utile in questi casi il ricorso all'alfabeto per sordomuti, io ho ottenuto pregevoli risultati.

Nell'attesa di partorire il suddetto scritto, all'ingegnere non resta che transitare nel limbo dell'on/off. Dev'essere una situazione lacerante, il confine tra i due stati è infatti labile e sottile. Il pericolo di ricadute è palpabile.

Come dicevo in partenza, io posso dirmi fortunato. I miei amici ingegneri errano sì nella terra di mezzo ma stanno cercando di affrancarsi dal loro tetro e anamorfico passato.
La lotta con il proprio lato oscuro (matrice) non è di facile conduzione, però va loro tributato un plauso: si impegnano, coltivano hobbies, praticano degli sport. Avete letto bene: sport!
Hei pensate, volgono addirittura il loro sguardo verso rappresentanti del sesso femminile (ERESIA per un ingegnere purista).

Io sono contento per loro, mi gratifica vederli quasi fuori dal tunnel, anche se sono consapevole che il tracollo è sempre dietro l'angolo.

Comunqe bravi ragazzi, i miei vivissimi e sinceri complimenti. Ho fiducia in voi e nel vostro cammino di riabilitazione.

@comunicazioni di servizio

- La prossima volta che usciamo assieme però, se evitiamo di parlare di statistica applicata alla medicina per 35 infiniti minuti, non sarebbe male. Al confronto 16 ore di canti gregoriani sono un'inezia.
Meglio. Avvisate qualche ora prima. "Upstream, alle ore 23.12 il nostro cervello smetterà di funzionare regolarmente, saremo posseduti da integrali e derivate". Così mi organizzo con ipod o altri piacevoli diversivi: non so cerco di alienarmi, chiamo un esorcista etc.
Credo di non poter sostenere una nuova discesa agli inferi come quella di sabato scorso. Grazie.

- Complimenti ing. emmegi. Tu non ne esci più. (ghigno di soddisfazione misto amarezza).

@/comunicazioni di servizio


 
posted by Upstream at 2:32 PM |


4 Comments:


At 5:41 PM, Anonymous Anonimo

Ho fatto un conto e viene fuori sto risultato:
8--> + () = Bovisa

 

At 5:48 PM, Blogger Upstream

@ 8--> + () = Bovisa

...(allargo le braccia in segno di sconfitta)

@ è una visione distorta della vita che va curata con dosi consistenti di vagina.

Stai lanciando uno spunto che potrebbe rivelarsi decisivo.

 

At 6:59 PM, Blogger master Chef

cosa dire...essendo dentro il dramma sai bene che da anni mi batto per la revoca di buona parte dei diritti fondamentali agli ingegneri...servirebbe qualche postilla che escludesse gli ingegneri dall'applicabilità di alcuni articoli della "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo", in particolare il 19:


art. 19: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere


vedo potenzialmente pericolosa anche la libertà di associazione, ma di quella magari ne parleremo in un apposito post a più mani sul Politecnico...

PS a proposito dello studio dati di cui parlava il buon upstream...alla fine ho lavorato tutta la settimana a fargli quello studio più o meno per niente...il professore ha detto che voleva un altro tipo di test (tra l'altro di dubbia applicabilità...) cosa ci volete fare...

 

At 7:10 PM, Blogger master Chef

giusto per inciso per chi ci legge...lo studio non era roba nostra, ma un favore che stavo facendo a un medico su cui volevo un parere degli altri, tanto per farlo bene visto che era parte della sua tesi di specialità che doveva essere consegnata un paio di giorni dopo... excusatio petita direi...

ormai mi sento in uno stadio di off molto avanzato e praticamente permanente

vedo la luce alla fine del tunnel