giovedì, gennaio 25, 2007



Ieri ho siglato il mio ritorno alla real life postesame recandomi al Centro Internazionale di Fotografia "Forma".

È in corso già da qualche mese l'unica tappa italiana della celebre retrospettiva su Cartier-Bresson, mostra che ha già toccato città importanti come Newyork Tokyo e poche altre capitali europee.

Si tratta di un allestimento d'opere davvero imponente. Sviluppata su due piani, in aggiunta alle oltre 200 stampe (contemporanee e vintage) vi si possono trovare disegni, foto di lui e della sua famiglia, originali delle riviste per cui ha lavorato e via dicendo.
Il posizionamento degli scatti all'interno dello spazio espositivo segue un criterio squisitamente geografico. L'ingresso nel mondo di Bresson avviene direttamente in territorio europeo, per poi proseguire negli Stati Uniti, Messico, Cina India e Urss. A spezzare questa linea di continuità, un'area dedicata ai ritratti (forse un po' deludente nell'insieme) e una alle sue fotografie più celebri.
Come si può facilmente intuire, la mostra è di amplissimo respiro e molto ben strutturata (specialmente nella scelta e collocazione dei singoli scatti).
La mole cospicua di istantanee copre l'intero percorso artistico-professionale di Bresson sin dai primi lavori del 1930 fino al ritiro dalla scena negli anni 70.
Bresson ha viaggiato molto, rendendosi testimone dei più importanti eventi che hanno caratterizzato il secolo scorso. Sotto questo punto di vista, la mostra è inoltre un'occasione importante per rivivere quei momenti, da un angolo visuale privilegiato e originale.

Reazioni

Bresson, attraverso i suoi scatti, riesce più di qualunque altro a veicolare un ventaglio di emozioni che, sin dal primo momento, trapassano il filtro di una visione oggettiva, catapultando l'osservatore direttamente all'interno della scena.

La sua spiccata attitudine a fissare l'eternità in un istante, rende le sue fotografie estremamente evocative e coinvolgenti.

"Ma passion n'a jamais été pour la photographie - en elle meme -
mais puor la possibilité d'enregistrer dans une fraction de seconde
l'émotion procurée par le sujet e la beauté de la forme".

Con riguardo ai suoi scatti, si parla non a caso di "momento decisivo". Bresson ne è il padre e insieme l'interprete più illustre.
"Il n'y a rien dans ce monde qui n'ait un moment decisif"
Non c'è nulla in questo mondo che non abbia il suo momento decisivo.

Ho avvertito infatti la sensazione che lo scenario cristalizzato nelle sue foto sia solo la facciata esteriore di un coacervo di sensazioni sottese, che premono verso l'esterno per potersi imprimere nell'occhio e nell'animo dell'osservatore.

Cuore mente e occhio, una volta allineati, si (con)fondono l'uno con l'altro e il risultato non è che un dipinto istantaneo.

Spettacolari per la loro drammaticità e potenza evocativa, le sezioni dedicate all'America, all'Indonesia e all'ex Unione Sovietica. In modo particolare gli scatti che raffigurano le masse, colte in tutta la loro plasticità e imponenza, e i danzatori dell'isola di Bali.

Curiosità

Bresson non ha mai scattato con il flash, da sempre etichettato come uno strumento "impolite" ..like coming to a concert with a pistol in your hand.


Quando e dove

Fino al 25 Marzo presso il Centro Internazionale di Fotografia Forma, piazza Tito Lucrezio Caro Milano.

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posted by Upstream at 10:33 AM |


2 Comments:


At 3:14 PM, Anonymous Anonimo

Ottimo a sapersi!
Well done, dude

 

At 1:11 AM, Blogger Frut di Udin

Eccellente fotografo.
"fotografare è riconoscere nello stesso istante ed in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percipite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento.E' porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore.E' UN MODO DI VIVERE."

Cresciuto tra i surrealisti,si appassiona alla pittura ma comprata la sua prima Laica inizia sempre più ad avvicinarsi alla fotografia per raccontare la realtà.
Qualcuno ha detto che è:"il primo interprete di una realtà che vuole essere racconto del mondo, cronaca di un avvenimento..."

la pittura è sempre stata il suo grande amore, infatti non l'ha mai abbandonata.Ma che dire: come pittore era una pippa.

Ottimo suggerimento. Non mi farò sfuggire questa mostra.