mercoledì, ottobre 04, 2006
Chi vive a milano capirà. Con la stagione estiva per mettere un po' di brio nelle giornate (e nottate) dei milanesi, l'amministrazione locale assolda interi plotoni di zanzare ogm. Ogm perchè pare che le nostre abbiano maturato in questi anni veri e propri meccanismi di autodifesa, sono estrememente cazzute, si muovono in team, shock and awe. Vedere l'acerrimo nemico adagiarsi sullo zampirone bayer, salutarti con la zampetta in quello che è un'inequivocabile gesto dell'ombrello non è incoraggiante, specialmente se il numero di esemplari che praticano questo rito è superiore a dieci. Le stronze ti lanciano il guanto della sfida e si preparano a marchiarti in gruppo, quasi fosse un rito esoterico.
Vicoquattro ha adottato fino a questa stagione una politica molto variegata, l'approccio easy e innocentemente noncurante degli inizi (mi casa es tu casa zanzara) ha ceduto il passo ad una strategia bellica studiata con metodo scientifico. Ci abbiamo provato con una manovra intimidatoria: raccogliere e posizionare i caduti in battaglia su un foglio A4 sì è molto scenografico ma in fondo perfettamente inutile. Allo stesso modo, attirarle in una stanza e procedere alla mattanza ti dà soddisfazione ma è solo un palliativo.
Quest'estate la svolta. I miei compari mi hanno omaggiato dello strumento definitivo: la racchetta antizanzare e antitutto (courtesy of chef tony) sandokan. La considero a tutti gli effetti un'arma, un device utile a seminare morte e distruzione.
La Sandokan ricorda molto da vicino una racchetta da volano, con un particolare accorgimento.
Il piatto corde è formato da una fitta rete di fili metallici. Azionando il comodo pulsantino collocato sul manico si crea come per magia uno scoppiettante campo elettrico. Il tutto è alimentato da due pile stilo.
Avvistata la vittima non rimane che polverizzarla dando sfoggio delle abilità tennistiche accumulate in 12 anni di lunga gavetta sui campi.
La combo "scintilla+ZOT+odore di cadavere abbrustolito" è qualcosa di inenarrabile.
L'acme, raggiunto casualmente ieri per la prima volta, si registra allorquando nel pieno della notte, svegliati dal maledetto ronzio si imbraccia la racchetta e si scagliano, da sdraiati, dei fendenti secchi e random (ovviamente al buio) nel tentativo di incocciare il nemico. Certo le probabilità di fulminarla sono le stesse di essere infilzati a mo' di spiedino da un giavellotto volante, però in caso positivo si può assistere ad uno spettacolo pirotecnico a pochi centimetri dalla propria faccia.
Grazie a questa racchetta sublimo le mie velleità da serial killer. Sento di consigliarla, vuoi a chi è un'omicida latente vuoi a chi intende tenersi in allenamento con i fondamentali del tennis nella comodità della sua abitazione.
Il problema è che sull'onda dell'entusiasmo sono diventato racchetta addicted, la sandokan mi accompagna ovunque. Non mi addormento se non è al mio fianco. C., la mia amata, dopo la curiosità iniziale ora mi guarda con gli stessi occhi di una mamma che vorrebbe nascondere il giocattolino al figlio ma non lo fa, perchè, vinta dalla compassione, teme noiosi pianti.
Spero di uscirne, in fondo siamo in autunno.
Quest'estate la svolta. I miei compari mi hanno omaggiato dello strumento definitivo: la racchetta antizanzare e antitutto (courtesy of chef tony) sandokan. La considero a tutti gli effetti un'arma, un device utile a seminare morte e distruzione.
La Sandokan ricorda molto da vicino una racchetta da volano, con un particolare accorgimento.
Il piatto corde è formato da una fitta rete di fili metallici. Azionando il comodo pulsantino collocato sul manico si crea come per magia uno scoppiettante campo elettrico. Il tutto è alimentato da due pile stilo.
Avvistata la vittima non rimane che polverizzarla dando sfoggio delle abilità tennistiche accumulate in 12 anni di lunga gavetta sui campi.
La combo "scintilla+ZOT+odore di cadavere abbrustolito" è qualcosa di inenarrabile.
L'acme, raggiunto casualmente ieri per la prima volta, si registra allorquando nel pieno della notte, svegliati dal maledetto ronzio si imbraccia la racchetta e si scagliano, da sdraiati, dei fendenti secchi e random (ovviamente al buio) nel tentativo di incocciare il nemico. Certo le probabilità di fulminarla sono le stesse di essere infilzati a mo' di spiedino da un giavellotto volante, però in caso positivo si può assistere ad uno spettacolo pirotecnico a pochi centimetri dalla propria faccia.
Grazie a questa racchetta sublimo le mie velleità da serial killer. Sento di consigliarla, vuoi a chi è un'omicida latente vuoi a chi intende tenersi in allenamento con i fondamentali del tennis nella comodità della sua abitazione.
Il problema è che sull'onda dell'entusiasmo sono diventato racchetta addicted, la sandokan mi accompagna ovunque. Non mi addormento se non è al mio fianco. C., la mia amata, dopo la curiosità iniziale ora mi guarda con gli stessi occhi di una mamma che vorrebbe nascondere il giocattolino al figlio ma non lo fa, perchè, vinta dalla compassione, teme noiosi pianti.
Spero di uscirne, in fondo siamo in autunno.