venerdì, novembre 17, 2006
Esistono i fatti, recentissimi per giunta, e "no i'è mia faoline", come direbbe un veronese schietto.


Da certe riprese con i videofonini (che oggetto di merda che hanno prodotto in serie, il videofonino, mi viene da piangere dalla rassegnazione) eseguite da alcuni giovani sciagurati, disponiamo di documenti che danno il voltastomaco. Questi contribuiscono a provare la deriva penosa dei valori positivi di molti, moltissimi adolescenti; perlomeno in parte, in quanto non tutti i bastardi che compiono atti ignobili si prendono la briga di filmare con una videocamera le loro malefatte. Sono tanti questi bastardi, saranno sempre di più, e sono dislocati benone direi, su tutto il territorio nazionale.
Ebbene, diversi personaggi privi di qualsiasi senso della realtà, dote di concretezza, solidità dialettica e di pensiero (non farò i nomi, sono politici e politicanti, giornalisti e opinionisti, ma si sappia che ci sono purtroppo) in un batter d'occhio hanno già individuato le responsabilità indirette, la causa primaria, il groviglio da districare per risolvere il problema dell'educazione dei ragazzi: la scuola italiana. Che cretini.


Metto immediatamente in chiaro tre aspetti fondamentali che mi riguardano, concernenti l'argomento in questione: mio padre è un professore di scuola secondaria superiore da trentacinque anni (questo fatto comunque non fornisce di per sè un titolo di esperto in materia, ma almeno credo, modestamente, di saperne qualcosina in più rispetto a tanti altri); io (ahimè) non sono più un teenager; coltivo da sempre una concezione gramsciana dell'istruzione dei cittadini di una nazione (tale concezione ha poco a che fare con l'ideologia comunista o pseudo-comunista, che io aborro, ed è valida e pienamente condivisibile da individui illuminati e tolleranti quali dovremmo tutti essere). Ovvero, ritengo che l'educazione di una persona debba intrecciarsi a formare un tessuto composto da nozioni culturali pure e spurie, onestà civile e rispetto del prossimo (beninteso, nell'accezione sociale e non cristiana del vocabolo).


L'infusione di nozioni è senza dubbio appannaggio degli insegnanti, e il lavoro deve essere svolto bene, lo sappiamo. Ma per quel che riguarda le altre due voci, un insegnante non ci può fare un bel niente, e se ci provasse andrebbe incontro a problemi non irrilevanti. Innanzitutto, la conditio sine qua non per l'apprendimento di un senso di civiltà e di una scala di valori corretta o almeno decente, consiste in un processo educativo preliminare lungo anni da parte dei genitori di questi adolescenti, l'insegnamento principe di "come si sta al mondo". Un esempio su tutti: non si può far crescere nel figlio una passione smodata per il denaro (a prescindere dagli altri valori), identificando questa entità come veicolo unico per il raggiungimento di future soddisfazioni, e pretendere allo stesso tempo dall'insegnante che si instilli una morale fatta di punizioni, note sul libretto, note sul registro, sospensioni; questi si rivelano accorgimenti fallimentari e addirittura controproducenti, che servono solamente a lavare le coscienze di genitori che ritengono di possedere principi basilari (il che non è vero, o comunque dovrebbe essere dimostrato), ma che non perdono una sola ora del loro tempo nel tentativo di trasmetterli ai figli.
Probabilmente un tempo il docente o chi per esso si poteva permettere di partecipare alla formazione dell'alunno con la collaborazione della famiglia, e magari li conseguiva pure i suoi successi nei processi educativi. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, e al giorno d'oggi, se qualcuno osasse mettere in dubbio la rettitudine o il modus operandi di un giovane, ne pagherebbe carissimo lo scotto, con bocconi amari da mandare giù e pali incandescenti da accogliere nel culo: proteste dei genitori, azioni legali, presidenze scolastiche e provveditorati che sospinti da voleri esterni si fanno in quattro per stigmatizzare iniziative "arrogantemente stataliste di quei merdosi di insegnanti che fanno i conti in tasca alla brava gente sull'educazione dei figli altrui". Tutto questo condito da stipendi che a fine carriera "sfiorano", si pensi, i 1500 euro.
Spero che adesso si capisca il perchè per un'insegnante, se ce li ha, è preferibile educare al meglio i suoi di figli, anche negli sbagli, ci mancherebbe. E che gli altri vadano comodamente a fare in culo, tanto a quanto pare in Italia a tanta gente piace ragionare così. Vergogna.
 
posted by Anonimo at 9:57 PM |


1 Comments:


At 4:22 AM, Anonymous Anonimo

A volte mi pare si sfiori il "Lei non sa chi è mio figlio".

Comunque è un comportamento amatriciano assai e orizzontalmente diffuso in diverse situazioni della vita.
Es. viene arrestato e condannato per atti indegni? Commenti di familiari/amici/conoscenti/vicini di casa: "Era un carissimo ragazzo, non ce lo saremmo mai aspetatto da lui, chissà com'è stato possibile". E via dicendo, da anni ogni vicenda drammatica viene condita con commenti di siffatta cretinaggine (vedere Studio Aperto per una rassegna quotidiana in materia). Ma su, andate un pò a cagare e abbiate pazienza.

La frutta è servita.