venerdì, novembre 17, 2006
Sono fiero di segnalare all'attenzione dei lettori il primo bellissimo demo degli Hiroshima Mon Amour, gruppo assolutamente non classificabile negli schemi oramai rigidamente standardizzati per tutte le rock band (il "bellissimo" non è soggettivo, ma oggettivo, su questo non si discute!).
Qualcuno potrebbe tuttavia obiettare che, in questi generi musicali soprattutto, ogni aspetto si presta a facili definizioni, nella melodia, nei ritmi, nelle sonorità. Potrebbe farlo, certo, ma con il rischio non trascurabile di venire sputtanato dai fatti: provate ad ascoltare gli Hiroshima Mon Amour, come fate a darne uno schema strutturale? Come fate a classificarli nel senso aristotelico del termine "classificazione"? Non è possibile, non è pensabile, in ogni brano vengono abilmente amalgamati influssi rock vecchi di anni, recenti, recentissimi e soprattutto futuri.
Probabilmente anche i componenti del gruppo (che saluto affettuosamente) in questo momento si staranno rabbiosamente vomitando addosso per la disapprovazione, ritenendo doveroso l'accostamento con le seguenti entità: indie rock, Interpol, Maximo Park, brit, Strokes, UK, ecc.
Ma chi semplifica tutto in questo modo eliminando prepotentemente qualsiasi sfumatura è come se ragionasse mentre ha le balle chiuse nella portiera di un auto: manca cioè della lucidità necessaria per elaborare correttamente la polivalenza della musica degli Hiroshima Mon Amour.
Un esempio su tutti: esaminate le prime battute (sirena e "Ein, Zwei, Drei, FOUR!" del batterista compresi) di "The Psychedelic Killer Strikes Again". Io l'ho fatto, e per un attimo mi è sembrato di ascoltare una ghost track di Reggatta De Blanc o di Zenyatta Mondatta dei Police, con il cantante Gira The King che riproponeva formidabilmente i ritmi della voce di Sting.
Avete capito da soli che sarebbe estrememente riduttivo fissarsi su paragoni banali e su inutili considerazioni da puristi del rock prive di energia, perciò accettatelo il mio consiglio: liberate le vostre balle da quella portiera, salite su quella macchina e ascoltate nel vero senso della parola gli Hiroshima Mon Amour. Cheers.
Qualcuno potrebbe tuttavia obiettare che, in questi generi musicali soprattutto, ogni aspetto si presta a facili definizioni, nella melodia, nei ritmi, nelle sonorità. Potrebbe farlo, certo, ma con il rischio non trascurabile di venire sputtanato dai fatti: provate ad ascoltare gli Hiroshima Mon Amour, come fate a darne uno schema strutturale? Come fate a classificarli nel senso aristotelico del termine "classificazione"? Non è possibile, non è pensabile, in ogni brano vengono abilmente amalgamati influssi rock vecchi di anni, recenti, recentissimi e soprattutto futuri.
Probabilmente anche i componenti del gruppo (che saluto affettuosamente) in questo momento si staranno rabbiosamente vomitando addosso per la disapprovazione, ritenendo doveroso l'accostamento con le seguenti entità: indie rock, Interpol, Maximo Park, brit, Strokes, UK, ecc.
Ma chi semplifica tutto in questo modo eliminando prepotentemente qualsiasi sfumatura è come se ragionasse mentre ha le balle chiuse nella portiera di un auto: manca cioè della lucidità necessaria per elaborare correttamente la polivalenza della musica degli Hiroshima Mon Amour.
Un esempio su tutti: esaminate le prime battute (sirena e "Ein, Zwei, Drei, FOUR!" del batterista compresi) di "The Psychedelic Killer Strikes Again". Io l'ho fatto, e per un attimo mi è sembrato di ascoltare una ghost track di Reggatta De Blanc o di Zenyatta Mondatta dei Police, con il cantante Gira The King che riproponeva formidabilmente i ritmi della voce di Sting.
Avete capito da soli che sarebbe estrememente riduttivo fissarsi su paragoni banali e su inutili considerazioni da puristi del rock prive di energia, perciò accettatelo il mio consiglio: liberate le vostre balle da quella portiera, salite su quella macchina e ascoltate nel vero senso della parola gli Hiroshima Mon Amour. Cheers.
posted by Anonimo at 9:36 AM |
4 Comments:
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Posta un commentoAt 12:59 PM,
@ brese:(chiamami fe' as usual) ti leggo in forma. Giu il cappello (e i pantaloni). In limine ci stava anche una citazione degli wham.
@ mattia: ingrato traditore, mi hai fatto partire senza demo. Mi auguro tu mi abbia riservato come promesso il dischello numero uno della special edition.
Comunque bel colpo, ma il mio giudizio gia lo sapevi.