martedì, aprile 03, 2007
Leggere le reazioni di certi politici relativamente al caso Telecom provoca in me la stessa irritante sensazione di fastidio e disappunto che avverto di fronte alle esternazioni di Bagnasco sui Dico.

Le levate di scudi scioviniste ci affossano nel più basso dei provincialismi finanziari.

E visto che ci sono ne approfitto per postare l'estratto di uno scritto, realizzato diverso tempo fa in occasione degli scandali bankitalia/furbetti del quartierino ma ancora attuale.
Il nostro, finanziariamente parlando, è un Paese opaco.

Opaco perchè, storicamente, la scena è dominata da un network di centri di potere (banche in primis, governo subito a seguire) che anestetizzano il mercato. Il peso specifico degli istituti di credito combinato ad una fastidiosa attitudine del nostro governo ad ingerirsi in misura eccessiva nella cosa economica, di fatto ostruisce l'esplicarsi delle dinamiche della libera concorrenza (dinamiche proprie dei mercati finanziari). Alla pubblica piazza si preferiscono le stanze dei bottoni. Ciò ha inevitabili ripercussioni sull'immagine del nostro Paese agli occhi degli investitori internazionali: siamo poco attraenti, investire in Italia significa esser disposti a subire condizionamenti più o meno celati da parti di attori non protagonisti della negoziazione.


Ecco, ora che stiamo riacquistando una certa attrattività sul piano internazionale smettiamola di guardare ai passaporti e concentriamoci piuttosto sulla massimizzazione dell'efficienza delle singole operazioni.

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posted by Upstream at 9:51 PM |


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