martedì, ottobre 31, 2006
Mentre fremono i preparativi dell'evento più hot della stagione, mi giunge in mail lo scritto di BIG R.U.Z., lettore, amico e compagno di bagordi. Si tratta di una presa di posizione ferma, compatta nei confronti del costume che appesta la nostra amata città. Il suo è un outing sincero che vicoquattro ha deciso di pubblicare (anche perchè altrimenti ci avrebbe gonfiato di botte) affinchè possa stimolare una discussione serena e pacata sul punto.
Ignoro se tali riflessioni siano in qualche modo correlate all'evento di venerdì; temo di no, opto per una fatale coincidenza. Tze non risucirai con questi mezzucci a impedire lo stratosferico successo della nostra iniziativa.

"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
[…]Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".

Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto III

Rimango allibito e il più delle volte schifato nel vedere come la nostra bella città sia popolata da persone per le quali non nutro alcun rispetto.
Mi riferisco in particolar modo alla gente che popola quelli che ora sono ritenuti i locali più trendy, come Le Piere, La Carega o mille baretti di Piazza Erbe. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, ma non conosco le abitudini di tutti quelli che leggono questo blog.
Dicevo: Rabbrividisco a vedere queste persone fuori dai citati locali, con in mano il loro gotto di vino e magari nell’altra mano uno spinello. Rabbrividisco perché la maggior parte di loro si veste e assume dei comportamenti che anche Fidel potrebbe giudicarli eccessivi. Ma fino a qui non ci sarebbe nulla di male: ovviamente tutti sono liberi di vestirsi come preferiscono, ci mancherebbe. Unica ma rilevante contraddizione è che queste persone sfrecciano al volante di Benz, di BMW, di Porsche, di Audi…e chi più ne ha più ne metta…purché superino i € 50.000! Le ritengo persone ridicole, prive di un minimo di coerenza, e prive anche di buon gusto: in fin dei conti che locali sono? Faccio riferimento Alle Piere e Alla Carega, due locali di 3 metri per 3 con una quarantina di posti a sedere e con questa serie di personaggi al loro esterno che squadrano la gente che passa facendo loro quasi una radiografia (al portafogli).
Sì perché ora è diventato fashion dichiararsi e ostentare d’essere di sinistra e non importa se di fatto si è figli di medici, avvocati o notai. E’ chiaro: facile fare così sapendo che comunque alle spalle c’è una famiglia facoltosa; un po’ meno facile se appartenessero realmente alle classi sociali per le quali la parola comunismo può avere significato.
Questo non è uno sfogo politico o pseudo tale: vi confido che la politica non mi interessa più di tanto; piuttosto mi interessa la coerenza delle persone.
Concludo questo breve pensiero dicendo che sono fiero di non essere mai stato, né mai vi andrò, in uno di questi posti, se non di sfuggita o perché di passaggio.
Ditemi come la pensate, forse sono io che sono troppo intransigente. Come ho detto mi scuso se qualcuno dovesse prendersela a male..
R.U.Z.

Comincio con il risponderti io. Il tema è stato ampiamente sdoganato, in più o meno tutte le sue sfumature. C'e chi ne ha fatto un prodotto editoriale, chi ci imbastisce rime, chi tenta la grande Fuga ma ha i piedi ben saldati sui sanpietrini della Piazza.
Tu ti focalizzi sul concetto di coerenza delle persone, muovendo delle obiezioni condivisibili e giuste. La coerenza a mio avviso è sicuramente una causa di tutto ciò ma non l'unica variabile da considerare. Senza voler fare della sociologia spicciola penso che il problema debba essere affrontato in un'ottica biunivoca: muovendo sì dal singolo ma finendo inesorabilmente con il considerare le dinamiche del branco. Tra singolo e branco c'è un rapporto di interdipendenza sinallagmatico.

In altri termini l'aura mediocritas dell'esaltato radical chic con la Cayenne si riverbera inesorabilmente sul gregge di microcefali di cui si circonda. Sul perchè questo accada si potrebbe aprire un simposio: mancanza di coscienza critica, di capacità di discernimento e so on. A sua volta però, il vuoto pneumatico della massa informe finisce con il plagiare il singolo, invischiandolo nelle sue logiche di omologazione. Il branco esercita sul singolo una sorta di terrorismo psicologico, lo lega a sè con una zavorra impercettibile: la paura di essere tagliato fuori. Come succede per ogni fenomeno di costume, gli adepti seguono il trend anastaticamente: "eliminando la possibilità di scegliere, l'uomo non viene redento ma semplicemente ingabbiato; otterremmo una società di arance, organiche ma funzionanti meccanicamente."

Il tutto si celebra in una bolla di isolamento sociale che è la Piazza. La Piazza non è solo sfondo ma anche attore comprimario: la Piazza ti tatua addosso l'appartenenza al branco, ti chiama a sè nel tentativo di piegarti alle logiche che la governano.

Una certa Verona sopravvive languida grazie a questa dinamica. È un grande castello di sabbia a mio modo di vedere, ma pare avere ottime fondamenta.


 
posted by Upstream at 9:05 AM | 11 comments
lunedì, ottobre 30, 2006

Dopo il successo de "Calci nei testicoli contest/ Summer 06" celebratosi presso il rinomato fighificio Lui&Lei, vicoquattro entertainment in collaborazione con il celeberrimo regista bruno liegibastonliegi presenta:

"PORGI L'ALTRA GUANCIA: THE FINAL ARENA"

Location: Piazza Erbe;
Quando: Venerdì 3 novembre, ore 22.
Modalità di svolgimento: i partecipanti, sopraffatti da una vis sanguinaria e brutale, daranno prova della loro possanza e gagliardia scagliando ben assestati sganassoni sulle guance dei loro contendenti, fino a provocarne vistose e tumescenti ecchimosi. Trovano applicazione le regole auree "sempre a mani nude *inserire colorita bestemmia*" e "vince chi resta in piedi".

Bellum omnia contra omnium.

La violenza gratuita insita nel gesto, mista all'anelito di sopraffazione verso il collega/nemico di piazza, renderanno lo scontro ancor più appetitoso e frizzante.

Per una sera l'aura di buonismo e ipocrisia che ammorba la piazza verrà squarciata da un evento crudo, dal sapore primitivo. L'uomo ritorna Lupo.

Il primo mobile della notte veronese diverrà così teatro di uno speciale contest di scorsesiana memoria.

Nel tentativo di rievocare i fasti e le atmosfere truculente del five points newyorkiano, verranno creati diversi schieramenti, sulla scorta dell'area/locale di abituale frequentazione.

Vi saranno i Nativi, storditi esemplari di homo erectus dediti al fatuo bighellonare, con drink in mano, lungo le infinite ipotetiche rette che attraversano la piazza. Per l'occasione, i nostri parvenu organizzeranno una parata di benvenuto con Cayenne turbo S e X5, investendo se vi sarà occasione anche qualche vigilozzo. Qui una breve rassegna di tali personaggi;

I dodicenni patinati dei portoni, all star muniti; costoro saranno capeggiati dal loro wannabe bboy di fiducia, bello teso e inkazzato (con la k of course) mentre cerca di lubrificare la patata delle amichette con rime against the system;

Le pheeghe di gomma del lui&lei. Premendo a fondo sul pedale della provocazione sessuale, si presenteranno (s)vestite da troiette, esibendo tronfie i loro ultimi hotpant di lazzar1 o liu J0. Al grido di "mi scopi un po' la bocca?" le nostre tenteranno di trasformare la mattanza in qualcosa di più piacevole ed eccitante, anche agli occhi dei voyeurs di turno.

I ragazzi "dell'appuntamento sotto l'orologio": la creme verace e ruspante della provincia veronese. Trovatasi smarrita dopo la chiusura del central park e del nirvana, è tutt'oggi priva di un punto d'aggregazione ove poter disquisire in dialetto stretto tra un "ghe da darse?" e l'altro. Si teme giungano muniti di trattore e vanghe: si chiuderà un occhio anche perchè nessuno saprà comunicare con loro, se non con grugniti e bestemmie.

Vi sarebbero anche i fan del metallo durogrindcorepowerblackhellokittydemoniac gothicchristian del Blocco. Chi spiega loro come uscire da san giovanni lupatoto? E soprattutto che non è necessario portare una batteria di 35 metri quadrati?.

Master Chef presenzierà in qualità de "Il moralizzatore". Si aggirerà coperto di un solo saio e ricorderà ai partecipanti di usare le buone maniere e di non lasciarsi andare ad inutili quanto sgarbate contumelie. Con tono paterno segnerà con una Z la fronte dei caduti, raccomandando la loro anima al Cristo.

Altre gangs potranno aggiungersi.

Ad aprire la manifestazione, il campione in carica di pimp slap "Brese what-the-hell che arnese".
Sulle note di the final countdown l'erede di John Holmes si erigerà sulla fontana di piazza erbe e, calatosi i pantaloni, schiaffeggerà il proprio membro con colpi secchi e precisi. Violente bordate con palmo e dorso scandiranno l'inizio della competizione. Il nostro si ritirerà poi nel cortile del tribunale per poter approfittare carnalmente del nugolo di groupies che si sarà nel contempo formato.

Adesioni e consigli open from now!

Stay tune!





 
posted by Upstream at 12:43 AM | 8 comments
sabato, ottobre 28, 2006
Dopo un breve periodo di assenza torno a calcare il palco del blog VicoQuattro, vedo che nuovi personaggi di un certo spessore si sono aggiunti allo zoccolo duro iniziale: complimenti a loro per i nuovi interventi e per la linfa vitale che stanno portando!

Tornando a noi... Negli ultimi post ho letto interventi notevoli, a tratti filosofici, ed è per questo che sono tornato a scrivere: per abbassare il livello culturale del blog, in fondo è questo il ruolo di ogni Valery che si rispetti no??
E poi so che Upstream e Master Chef mi volevano in versione cow-boy, non potevo deluderli!

Eccomi quindi a parlarvi dell'Halloween statunitense: negli ultimi anni in Italia si è cercato di introdurre questo nuovo evento, penso esclusivamente per motivi economici, ed infatti molti locali/discoteche/negozi sfruttano l'ondata-Halloween per raccimolare qualche soldo in più.. Ma qui in U.S.A. è diverso, qui è un vero e proprio evento che viene vissuto con passione dai mangiacheesburgerwrapbreadstick autoctoni. I centri commerciali vengono assaliti da ondate umane di ragazzi alla ricerca del vestito, del gadget, dell'idea che possa distinguerli dalla massa; inutile dire che nessuno ci riesce e quindi tutti si adeguano alla massa (compreso il sottoscritto) e si cerca di sfruttare l'occasione semplicemente per divertirsi.

Una nota di fondamentale rilevanza: le ragazze americane, già normalmente abituate ad essere alquanto disinibite, ad Halloween danno il meglio di sè e zoccoleggiano come poche volte nella mia vita ho avuto il piacere di vedere (e le foto allegate sperano ne siano prova sufficiente, al limite in esclusiva per Upstream inserirò il video ahahahah).

Con questo chiudo il mio intervento alla Valery, sperando di aver attivato definitivamente la funzione OFF negli ingegneri, e vi auguro un buon week-end!


P.S. Stasera c'è un'altra festa, se scatterò foto altrettanto "interessanti" non dubitate che sarete i primi a vederle.
 
posted by il Valery at 9:10 PM | 11 comments
Per il ciclo di lezioni "Stadi avanzati di processi meritocratici", non posso assolutamente esimermi dal riflettere riguardo all'intervista fatta a Beatrice Borromeo da Claudio Sabelli Fioretti, sul Corriere della Sera Magazine di questa settimana (la rubrica si chiama Terzogrado).


Non intendo spiegare chi è Beatrice Borromeo, molti lo sapranno già, presenterò sotto forma di elenco breve alcuni punti fondamentali che la identifichino univocamente:

- 21 anni.
- Figlia di Carlo Borromeo e Paola Marzotto.
- Nipote di Marta Marzotto.
- Primo contratto da modella a 15 anni.
- Sorella di Lavinia Borromeo.
- Cognata di Jaki Elkann.

- "Giornalista" nell'ultimo programma di Michele Santoro, Annozero.

L'ultimo punto dell'elenco è quello che mi ha fatto andare in bestia. Si elimini immediatamente ogni eventuale sospetto di pregiudizio da parte mia, dovuto alla bellezza fisica di Beatrice (essere belli non è certo una controindicazione per riuscire nelle vita, lei poi è decisamente figa) o alla sua estrazione sociale.

Ciò che mi opprime è l'impossibilità di conoscere un VA
LIDO motivo per il quale Santoro (stavolta hai cagato fuori dal vaso Michè) abbia sentito l'esigenza di far partecipare la Borromeo al programma: probabilmente un motivo non c'è. Borromeo recita la sua parte, anche un perfetto ignorante si rende conto, sentendola parlare o intervistare, che non si tratta di farina del suo sacco; dalla sua bocca escono domande, riflessioni, spunti di discussione che chiaramente non appartengono a una produzione mentale autonoma. Osservandola mi tornano in mente alcune mie compagne di classe al liceo che, interrogate in Storia o Filosofia, con le mani sudate dietro la schiena ondeggiavano esponendo nozioni di varia natura in un misto di timore e confusione.

Ma veniamo all'intervista di Sabelli Fioretti. Ne riporto
i momenti salienti, senza commentare alcunchè, certe cagate atroci si commentano da sole:

"Voglio trovare un lavoro di cui essere fiera. Uno di quei lavori per cui stai in piedi fino alle quattro del mattino perchè non hai voglia di smettere."

"Vivevo in campagna. Una vita meravigliosa. Il fieno, il latte appena munto, le guerre tra balle di cotone."

"Spero di sposarmi, se mi innamoro di una persona non me ne frega niente di quello che fa."

"La ricchezza non fa parte dei motivi per cui mi piace un uomo. Sposerei anche un metalmeccanico."

"Nella mia famiglia tutti tifavano Inter. Io ho scelto il Milan perchè aveva i colori più belli. Non tradirò mai il mio Milan."

"Se si può essere di sinistra essendo ricchi? Io ho votato Rosa nel Pugno. La politica é una cosa che si sceglie. E si sceglie anche il proprio stile di vita. Fino a qualche mese fa avevo una Golf talmente vecchia che rischiavo la vita tutte le volte che andavo in autostrada. Era la macchina con cui tutti noi fratelli abbiamo imparato a guidare. Ce la passavamo come i vestiti smessi."

Bene. Io sto ancora facendo i gargarismi con Listerine alla menta forte e diversi Halleluja gregoriani dopo la mole impressionante di bestemmie che ho urlato alla frase "la politica è una cosa che si sceglie".

Esistono personaggi come Borromeo Beatrice che pensano (testuali parole) che opinioni politiche rappresentino "uno stile di vita" da esibire ogniqualvolta si rendesse necessario differenziarsi in maniera
cool dal contesto sociale in cui si vive: ebbene, questa gente sa benissimo di potersi permettere qualsiasi opinione, vissuta peraltro come puro gioco, tanto si sentirà sempre le spalle coperte; qualsiasi coming out del tipo "io sono di sinistra", urlandolo ai quattro venti ma non rendendosi affatto conto di che cosa questo significhi. Bisognerebbe informare la signorina Borromeo di che cosa comporti a tanti lavoratori dipendenti, in termini di retribuzioni salariali o di avanzamenti di carriera, sbandierare ai propri superiori la propria appartenenza politica di sinistra: nulla di buono certamente. Come si fa a prendere sul serio una persona che per dare valore al suo "essere" di sinistra dice di aver guidato una Golf scassata? Basta questo? Serve questo? Magari no, ma è molto cool. Questa gente è la stessa che afferma che oramai le classi sociali non esistono più, salvo poi avvalersi del concetto stesso di classe sociale nel momento in cui esso, nei fatti, risultasse decisamente comodo.

A questo proposito consiglio di vedere il film Ovosodo, di Paolo Virzì (commedia molto divertente), nel quale due coetanei cresciuti assieme al liceo, uno figlio di un operaio, l'altro di un grosso imprenditore, si trovano a vivere un paio d'anni spensierati di esperienze alternative e classificabili come "tipicamente di sinistra". Così facendo tuttavia, non riescono a conseguire la Maturità, ma alla fine del film i conti tornano: il figlio dell'imprenditore ottiene dal padre finanziamenti, iscrizione ad una scuola statunitense, vestiti firmati e una bella auto nuova; l'altro, a testa bassa, inizia a lavorare al petrolchimico di Livorno.


Magari mi sbaglio, probabilmente la politica è davvero una cosa che si sceglie. Ma l'appartenenza a una classe sociale no, di questo sono sicuro.







 
posted by Anonimo at 1:02 PM | 6 comments
venerdì, ottobre 27, 2006

(post massimalista intriso di luoghi comuni)

La letteratura in materia di ingegneri è vasta e sconfinata. A ragione, gli ingegneri sono oggetto del pubblico ludibrio; Certe caratteristiche non possono che attrarre dileggio e scherno, ça va sans dire.

Talvolta però dietro alla camicia in flanella si nasconde una persona antropologicamente interessante e ricca di sfumature, che spesso l'occhio umano, ottenebrato dal pregiudizio, non riesce a cogliere.
Dalla frequentazione di alcuni di loro sono giunto ad una serie considerazioni, di cui mi pregio di rendervi partecipe.

Anzitutto mi ritengo fortunato.
I ragazzi che conosco (due peraltro scrivono qui) sono giunti allo stadio on/off. Tale fase è una sorta di limbo, una zona grigia tanto transitoria quanto potenzialmente perpetua. Generalmente si addiviene a questo step sul finire della carriera accademica, ad esami conclusi e in odore di discussione finale. L'ingegnere on/off si muove in bilico tra due mondi: la real life (off) e la matrice (on). Contrariamente a quanto accade nella fase iniziale del percorso universitario, l'ingegnere on/off ha preso coscienza del suo essere avulso dal vissuto quotidiano, con tutte le implicazioni morali ed emozionali che questo comporta. È una presa di coscienza franca e oserei dire serena. Non c'è alcun retrogusto amaro in tutto ciò: semplicemente ci si avvede, con algido distacco, della circostanza che fino a quel momento si è vissuti in una dimensione parallela, costellata da variabili scientifiche e grafici rassicuranti.

Dinanzi all'ingegnere on/off si prospettano due strade.

1-Tagliare il cordone ombelicale con l'universo scientifico che lo ha plasmato, optando così per un blando e tutt'altro che agevole reinserimento nella vita sociale

2-Proseguire fiero e tracotante nel proprio cammino di isolamento dalla real life, infilandosi nel solco confortante e materno di qualche formula o astruso calcolo matematico.

Non mi aspetto che l'ingegnere giunga a contemperare le due soluzioni. La sua mente quadrata non vi ravvisa un trade off ma un semplice aut aut. Tertium non datur. La scelta a favore dell'una o dell'altra opzione è sovente il punto di arrivo di un cammino travagliato e irto di difficoltà (difficoltà di natura matematica sia chiaro, non certo di tipo emotivo). La prospettiva è di medio-lungo periodo.

Non bisogna inoltre dimenticare che la decisione finale dovrà essere corredata da una dissertazione di almeno 735 pagine (il numero non è casuale. Niente è lasciato al caso. Niente.) nelle quali lo stesso ingegnere illustra con approccio rigoroso e scientifico (leggi attraverso l'ausilio di slide, grafici, tabelle, sequele incomprensibili di numeri e segni convenzionali) le ragioni della sua scelta.
Il fatto che la lingua italiana non trovi esattamente ristoro in simili lavori non gode di alcuna importanza. Nel momento in cui un fattore (nel nostro caso la lingua) non è giustificabile scientificamente, lo stesso perde tutto il suo rilievo.

Del resto è pacifico che l'ingegnere guardi all'italiano come ad un'inutile orpello. E come biasimarlo! Il nostro perde familiarità con la lingua italiana sin dal primo semestre di corso, ritrovandosi incapace di formulare un costrutto di almeno venti parole con l'ausilio di subordinate.

Tip: Torna sempre utile in questi casi il ricorso all'alfabeto per sordomuti, io ho ottenuto pregevoli risultati.

Nell'attesa di partorire il suddetto scritto, all'ingegnere non resta che transitare nel limbo dell'on/off. Dev'essere una situazione lacerante, il confine tra i due stati è infatti labile e sottile. Il pericolo di ricadute è palpabile.

Come dicevo in partenza, io posso dirmi fortunato. I miei amici ingegneri errano sì nella terra di mezzo ma stanno cercando di affrancarsi dal loro tetro e anamorfico passato.
La lotta con il proprio lato oscuro (matrice) non è di facile conduzione, però va loro tributato un plauso: si impegnano, coltivano hobbies, praticano degli sport. Avete letto bene: sport!
Hei pensate, volgono addirittura il loro sguardo verso rappresentanti del sesso femminile (ERESIA per un ingegnere purista).

Io sono contento per loro, mi gratifica vederli quasi fuori dal tunnel, anche se sono consapevole che il tracollo è sempre dietro l'angolo.

Comunqe bravi ragazzi, i miei vivissimi e sinceri complimenti. Ho fiducia in voi e nel vostro cammino di riabilitazione.

@comunicazioni di servizio

- La prossima volta che usciamo assieme però, se evitiamo di parlare di statistica applicata alla medicina per 35 infiniti minuti, non sarebbe male. Al confronto 16 ore di canti gregoriani sono un'inezia.
Meglio. Avvisate qualche ora prima. "Upstream, alle ore 23.12 il nostro cervello smetterà di funzionare regolarmente, saremo posseduti da integrali e derivate". Così mi organizzo con ipod o altri piacevoli diversivi: non so cerco di alienarmi, chiamo un esorcista etc.
Credo di non poter sostenere una nuova discesa agli inferi come quella di sabato scorso. Grazie.

- Complimenti ing. emmegi. Tu non ne esci più. (ghigno di soddisfazione misto amarezza).

@/comunicazioni di servizio


 
posted by Upstream at 2:32 PM | 4 comments
giovedì, ottobre 26, 2006

In Congo (ma non solo ahimè NdU) sì!

Avvocati congolesi sull'orlo di una crisi di nervi. Penuria di clienti, la causa del malumore. Corruzione endemica e radicata dei giudici, la causa delle sale d'aspetto vuote.

Perchè dovrei sborsare quattrini per un avvocato quando posso in tutta sicurezza pagare direttamente il giudice?


In Congo trova cittadinanza il concetto di giustizia on demand (o justice for sale), all'incirca la stessa logica sottesa al superamento di un esame Cepu, se vogliamo prendere un esempio trendy.

Hai bisogno di una determinata pronuncia giudiziale? Trac, sganci la grana (nell'ispecie mille dollarozzi) e oplà.. a vous la sentence!

I giudici, dal canto loro, non sono nemmeno troppo biasimabili. È sufficiente pensare alla retribuzione percepita (100dollari al mese) o alle condizioni in cui lavorano (non c'è un ufficio, non hanno pc..) per comprendere come il mercimonio della loro funzione sia l'unica opzione rimasta loro.

Accanirsi contro il sistema giudiziale congolese è fin troppo facile (quanto inutile): sperare che in quelle terre attecchisca la cultura della legalità è come confidare che una ragazza posti sul forum di hwupgrade.it.
 
posted by Upstream at 6:08 PM | 0 comments
mercoledì, ottobre 25, 2006

Domenica 22 Ottobe ore 23 circa, pochi metri da vicoquattro

Io, emme gi e il ruzz (ospiti per la laurea di emme gi di cui è stata data documentazione fotografica) ci avviciniamo al portone. Si scherza allegramente come sempre e quasi sulla porta dico agli altri "Provate a immaginare cosa succede se adesso scopriamo che hanno cambiato la serratura..." (sottointeso ci tocca dormire sotto un ponte dei navigli). Pochi metri avanti a noi una signora sulla cinquantina tipicamente milanese. Arriva davanti alla porta e apre di fretta con le chiavi. Noi arriviamo, la salutiamo con un cordialissimo "buonasera" e facciamo per entrare sfruttando il portone già aperto...e qui succede la cosa fantastica...
La signora ci guarda senza salutarci e mi fa: "Scusi, mi fa vedere se le chiavi girano nella porta? No, perché io abito qui e non la conosco"

Innanzi tutto vi fornisco una fotografia di cosa ha visto questa simpatica signora...
Il primo della fila ero io. Chiavi in mano, valigia nella mano sinistra e portatile sulla spalla desra. Il secondo era il neo-ingegnere che aveva da un lato la valigia e dall'altra teneva 2 appendini, uno con una camicia bianca e l'altro con una giacca cammello ancora all'interno del nylon della pulitura a secco. Chiudeva i ranghi il ruzz con la sua valigia...un tipico quadretto da Banda Bassotti direi...

Lì per lì mi sono venute in mente una serie di cose (tipo "Cara signora, nel palazzo ci sono 3 scale con circa 10 appartamenti ciascuna. Io abito qui da 5 anni, mi scusi se non sono venuto a presentarmi prima") ma, in parte per la mia nota plombe inglese e in parte perché la cosa mi aveva lasciato attonito e stavo per mettermi a ridere, ho risposto con un "Certamente" e ho inserito le chiavi.

Le chiavi, inutile dirlo, giravano nella serratura, cosa che emme gi, memore di antichi giochi a premi, ha sottolineato dalle retrovie con un "E adesso cosa abbiamo vinto?"

A questo punto, un persona con un minimo di savoir faire avrebbe risolto la faccenda in modalità taralli e vino, sdrammatizzando la figura meschina con un classico "Scusate ragazzi, si vede che non siete dei loschi figuri, è una brutta abitudine che ho, dovrò farmela passare. Buona serata"
E invece la cinquantenne milanese media non scende a questi compromessi. Con acidità ci guarda e dice "A parte che se aveste avuto cattive intenzioni sarebbe stato troppo tardi, comunque io non vi conosco e a mi infastidisce quando qualcuno entra con me dalla porta." Si gira e va verso il suo appartamento (per altro nella nostra stessa scala)

sono felice di non essere milanese...


 
posted by master Chef at 1:10 PM | 3 comments
Milano. Bovisa. Politecnico. Ore 11:07.

Alcuni personaggi attendevano in fila indiana il proprio turno per usufruire di un servizio storico della Facoltà di Ingegneria Industriale del Politecnico di Milano: il locale pompe.

Si riporta l'elenco completo degli iscritti alla prima sessione di pompe (da sinistra verso destra nella foto):

zano (=MasterChef. Che si sappia vecchio maiale! NdUpstream)
emme gi
max
brese
gabri
ruzz
Paolo
gira

 
posted by Anonimo at 11:49 AM | 5 comments
martedì, ottobre 24, 2006
 
posted by Upstream at 7:45 PM | 1 comments
Bombardato da messaggi promozionali di ogni tipo, spesso capita che mi perda a riflettere riguardo alla funzione altamente diseducativa che alcune pubblicità possono avere, con la creazione di inutili modelli che contribuiscono a cambiare la vita sociale: a livello microscopico magari (bifidus essensis), ma senza dubbio in maniera radicata nella popolazione. Mi spiego meglio introducendo la questione.
Qualcuno conoscerà la canzone "
Bartali", di Paolo Conte (quella diventata famosa per "..i francesi che si incazzano, e i giornali che svolazzano.."); ad un certo punto l'autore, mentre suona il suo pianoforte, canta così:

...
E' tutto un complesso di cose
che fanno si che io mi fermi qui
le donne a volte sono scontrose
o forse han voglia di far la pipì
...


Ebbene, qui non si tratta di pipì ma di qualcosa di solido o semisolido (ma il concetto che esprimerò è il medesimo), e il prodotto pubblicizzato è il seguente:


Negli spot pubblicitari di "Activia Danone" infatti, Alessia Marcuzzi comanda un manipolo di signore e signorine di ogni età, inizialmente tristi, depresse e rassegnate, ma che conseguentemente a un preciso avvenimento, diventano ad un tratto spensierate, soddisfatte e piene di vitalità. A questo punto un ingenuotto o semplicemente una persona disinformata al riguardo potrebbe domandare:

- Qual è il "preciso avvenimento"? Aspettano un figlio? Qualcuno dei loro parenti si sposa? Hanno avuto un aumento di stipendio? Il marito le porta fuori a cena? Sono arrivati i gerani nuovi da mettere nei vasi e da ammirare? -

No. Hanno semplicemente cagato.
Proprio così. Chi ha avuto, ha o avrà una morosa/ragazza/compagna/moglie sa benissimo che dietro un comportamento schivo e ostile rischiano di nascondersi problemi di questo tipo, assolutamente giustificabili (almeno in parte) per "visite mensili del marchese", ma veramente inopportuni quando si tratta di mancate defecazioni. Non mi sento di far passare come corretta l'idea che per simili questioni una persona peggiori volutamente i rapporti con gli altri, è assurdo. Ritengo che una femminista convinta e militante si indignerebbe nella mia stessa maniera per una interpretazione così semplicistica del concetto di donna e delle sue autentiche esigenze. La stessa risulterebbe peraltro offesa se osservasse come questo bisogno di "espellere" in maniera frequente e in discrete quantità, si accompagna sempre e comunque (su indicazione di altre pubblicità!) ad una alimentazione povera e orientata al sesso femminile (poor and woman-oriented): quantità penosamente minime di cereali a colazione, Jocca, Philadelphia, yogurt di ogni sorta...
Per chi possiede una briciola di senso fisico salta all'occhio che le due esigenze (espellere tanto e assumere poco) non vanno certo d'accordo, in quanto, per la Legge di Conservazione della Massa ("La quantità di materia totale di un sistema chiuso rimane costante", principio del Lavoisier con il quale demolì la teoria del flogisto), a meno di perdite lungo il percorso o di trasformazioni biologiche alternative, si ha la seguente equazione:

Min = Mout

Dove Min è la massa in ingresso (assunta), mentre Mout è la massa in uscita (espulsa). Si fa presente che in Mout intervengono anche i termini prima citati di perdita o di trasformazione differente.
In definitiva: è un gatto che si morde la coda.
 
posted by Anonimo at 10:55 AM | 2 comments
lunedì, ottobre 23, 2006
Ore 17.32

Obiettivo: fissare un appuntamento con il console milanese

1) Chiami il consolato scoprendo gaudente che si tratta di numero 899,

2) vieni informato che la chiamata ti costerà quanto un monolocale, ubicato in via della spiga con rubinetti in oro massiccio e giardino zen al posto del balcone,

3) squarci il muro di silenzio con una prima, se pur blanda, imprecazione,

4) segui atrofizzato la voce teutonica della speaker che ti ricorda, sfruttando i suoi tre minuti (= Jacuzzi linea Morphosis) di celebrità, che la società che gestisce il call center con le sue vantaggiosisssssime tariffe sta, con grazia, oleandoti l'orifizio anale,

5) attendi altri 35 interminabili secondi (=poltrona Moji di Frau) per poter esser finalmente messo in collegamento con un operatore,

6) ti viene annunciato dalla medesima e sogghignante vocina metallica che "Ci dispiace, i nostri operatori non sono più disponibili" poichè prestano servizio dalle 9.30 alle 17.30.

7) chini la testa affranto, sfogandoti in quanto di più blasfemo e violento la cultura occidentale possa conoscere.


Upstream: Stai per esplodere?
Vincent: Si sto per esplodere!
Upstream: Ed io sono un fungo atomico sterminatore figlio di puttanta, Figlio di puttana. Ogni volta che le mie dita compongono il numero di un call center divento Superfly TNT, divento i cannoni di Navarone..
 
posted by Upstream at 3:50 PM | 1 comments
domenica, ottobre 22, 2006

Salutiamo la cabina di regia di veronablog con una foto della nostra città, scattata e rivisitata dal sottoscritto quando ancora amava nerdeggiare con photoshop (con risultati discutibili, come si può osservare).

Frozen Storm.

Soundtrack: Sigur ros - ()
 
posted by Upstream at 9:28 PM | 0 comments
sabato, ottobre 21, 2006
Il sabato pomeriggio riserva ottime sorprese.

I ragazzi del corriere, in grande spolvero, pescano una news di un certo livello



Mi stupisce che i segugi del tgcom non dicano alcunchè sul punto. Loro ci hanno abituato a ben altri standard. Come non ricordare infatti la notizia dell'uomo che sussurrava ai cavalli. E non solo.



D'obbligo a tal uopo l'aggancio con la fresca esternazione dell'Umbertone padano




Tiriamo tutti un sospiro di sollievo...


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Riflessione maturata ex post: il porno con gli animali sta conoscendo una nuova golden age.
 
posted by Upstream at 5:05 PM | 0 comments


Facciamoci un po' di pompini a vicenda.

Come potete vedere, da oggi un nuovo losco figuro si aggirerà in questi lidi.

Sto parlando di un noto frequentatore della maison vicoquattro, stimato amico nonchè celeberrimo pornoattore amatoriale.

Ci renderà partecipi dei suoi deliri mentali (cosa che già fa nella real life con ottimi esiti) e se insistiamo un po' posterà qualche suo video che farebbe impennare la nostra web credibility .

Ah, studia ingegneria (come master chef ndU) quindi cerchiamo di essere indulgenti, parte con l'handicap.

A volte morde.

Brese, è il tuo momento ok.

 
posted by Upstream at 11:54 AM | 0 comments
Salute a tutti. Per prima cosa devo ringraziare sentitamente Luca per avermi accolto nel Vostro blog in qualità di opinionista esterno: spero vivamente di riuscire a contraccambiare la fiducia in me riposta. Saluto con affetto Ale, cronista adusato che dagli Stati Uniti, un pò come Vittorio Zucconi, fornisce e continuerà a fornire spaccati di vita oltreoceano (..tu ggioca a bessboll', tu a ball'o roccherroll', ma i sorde pe' Camell', chi te li dà la borsetta di mammà? Tu vuò fà l'americano, mericano, merica-no, ma sei nato in Italì.. Sient'a me nun ce sta nient' a fà: OK napulità!.. - Renato Carosone).

Ovviamente l'abbraccio è anche per Zano, punto di riferimento fisso per tutti noi e novello tronista a "Omeni e Done". Per quel che riguarda il sottoscritto, mi auguro che possa contribuire giornalisticamente in maniera originale, sensata, pertinente e mai banale o ripetitiva; faccio presente da subito che terrò, in parallelo, il corso propedeutico (facoltativo) di FMAF (Fondamenti di Meccanica Applicata alla F***, 10 crediti); questo per dare la possibilità a chi troverà il coraggio di leggere miei eventuali interventi, di comprendere la fonte principale del mio ragionare: l'ingegneria interpretata in senso metafisico. Grazie ancora.
 
posted by Anonimo at 11:18 AM | 0 comments
venerdì, ottobre 20, 2006
19 ottobre 2006, ore 17

Upstream (milano) e Brese (verona) riflettono via sms.


U: (con fare sardonico) Brese ti prego dammi tue notizie. Sono in apprensione.

B: (entrando a gamba tesa direttamente in medias res) A parte gli scherzi: sto provando a seguire la liturgia alla tv azzerando ogni possibile considerazione critica e razionale, come quella realtiva all'impossibilità di voler contestualizzare a tutti i costi un testo sacro vecchio di migliaia d'anni, come bibbia vangelo o corano nel 2006, depurandolo da una qualsiasi evoluzione storica sociale e scientifica avuta nel corso di centinaia d'anni. Oggi il papa ha solo detto le stesse cose: aborto no, eutanasia no, omosessualità no. Incondizionatamente. Cazzi loro.

U: Il Papa ha fatto mera esegesi. È un notaio della storia, sostiene tesi vetuste. In fondo rientra nel suo ruolo, ciò che è preoccupante è che quelle tesi possano avere un seguito oggi, nella società in cui viviamo.

B: Comunque è importante che sia stata fatta chiarezza almeno su un punto stamattina: una donna che ha abortito non può ricevere comunione, non può godere della visita di dio in paradiso, dev'essere curata con psicofarmaci forti e debilitanti ed è tenuta a pagare mensilmente al comune una sanzione amministrativa di 116 euro.

U: Mi pare anche non possa viù varcare le telecamere di via dogana. Mai più.

B: Esatto, come mi ricordi giustamente tu in questo momento sono state definite alcune conseguenze indirette per chi abortisce: come il prostramento davanti a qualsiasi icona sacra, l'introduzione del "voi" di epoca fascista quando ci si rivolge ad un pubblico ufficiale.

In limine: i manifestanti delle varie associazioni anticlericali hanno di che rallegrarsi a mio avviso.

Per un anticlericale è molto più preoccupante una figura che cerca di farsi interprete delle istanze provenienti dalla sua comunità. Come già dicevo all'amico brese, Raztinger, invece, è un notaio della storia, si muove in un orbita che definire anacronistica è un eufemismo.

Limitandosi ad una mera esegesi del testo sacro (com'è successo ieri) questo papa finirà con il portare a compimento la secolarizzazione della nostra società, decretando lo strappo definitivo con il tessuto sociale.
I suoi sermoni, e conseguentemente le posizioni che assume, si radicalizzano in misura sempre crescente, rendendo sempre più teso quel filo che unisce la chiesa alla comunità di fedeli.

E sorrido quando si dichiara estraneo al circuito politico e poi stila la lista della spesa per il galoppino di turno il quale, prono e sussiegoso, si adopererà affinchè da puro compendio di precetti morali diventi legge dello Stato.


 
posted by Upstream at 5:59 PM | 0 comments
Cosa avrà voluto dire?



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Stringiamoci nel cordoglio e volgiamo un pensiero a quello che verrà ricordato come "un orso bonaccione e allegro".

 
posted by Upstream at 10:52 AM | 0 comments
Si sono concluse le prime 7 settimane di corsi in quel di Bloomington: sono arrivato già a metà della mia esperienza universitaria all'estero e sembra che sia partito giusto una decina di giorni fa...
Non c'è che dire, il tempo passa in fretta senza che ce ne si accorga (proprio come dicono gli anziani nostalgici)!
Certo, alcune buone abitudini e alcune persone (non voglio far nomi, per non far torto a nessuno) sono lontane ma si vive bene ugualmente... E quando mi ricapita la possibilità di fare una cosa simile?? Godiamocela, cowmisery!

Proprio stamattina ho affrontato l'esame finale di un corso e pare che me la sia cavata, adesso sotto con un lavoro di gruppo (inframezzato dall'utilizzo di lavatrici e asciugatrici, giusto per divertirmi un pò) e finalmente domani mattina si parte per New York: starò lì da Venerdì a Lunedì sera ed al mio ritorno magari scriverò qualcosa a riguardo.

Auguro un buon fine settimana a tutti voi... E a presto!
 
posted by il Valery at 2:58 AM | 2 comments
giovedì, ottobre 19, 2006

Mentre gli occhi dei veronesi sono tutti rapiti dall'aura salvifica del Santo Padre, i nostri sono rivolti oltreoceano.

Sulla scia del post precedente, parliamo sempre di George Dabliu. Pare in ottima forma ultimamente, non passa giornata che non si assista a qualche sua perla.
Non pago di conquistare arbitrariamente porzioni di galassia di libero dominio, il nostro, sul suolo yankee, fa le prove di Stato di polizia.

Com'è noto gli Stati Uniti versano in uno stato di emergenza. In soldoni lo stato di emergenza, dichiarato dal Congresso nelle settimane immediatamente successive il crollo delle twin tower, non è solo una sensazione, un mood che si avverte vivendo in territorio americano ma è uno status giuridico ben preciso. Si tratta di un istituto che trova riconoscimento nel diritto internazionale e sul quale si sono pronunciati più volte gli organismi giurisdizionali e non tanto a livello internazionale quanto a livello interno. Sempre semplificando: nel momento in cui un Paese si trova in uno stato d'emergenza (per le più svariate cause: guerra civile, aggressioni esterne, minaccia alla vita democratica e/o all'ordine pubblico etc) è legittimato ad adottare provvedimenti restrittivi di una serie di diritti e libertà nel nome dell'esigenza di garantire la sicurezza nazionale e l'ordine interno.
Diritti e libertà che in regime ordinario non subirebbero alcun tipo di condizionamento, pena l'illegittimità del provvedimento stesso. Si pensi alla libertà di circolazione o di corrispondenza (per citare quelle negli usa sono sottoposte a restrizioni più o meno intense).

Il potere di introdurre deroghe al godimento di certe libertà è comunque temperato da una serie di cautele. Paletti posti dal diritto internazionali allo scopo di evitare che la compressione di tali diritti possa tradursi in qualcosa di arbitrario e del tutto estraneo a logiche legali. Ad esempio è necessario che le restrizioni in parola siano proporzionali e adeguate rispetto alla situazione di emergenza che si sta affrontando.
Il limite più importante è però rappresentato dalla presenza di una rosa di diritti considerati insopprimibili e inattaccabili in qualsivoglia situazione. Succeda l'irra di ddio all'interno del Paese ma quei diritti non posso essere oggetto di condizionamento alcuno. Un santuario di diritti e libertà untouchable. Si pensi al diritto a non subire trattamenti inumani o degradanti, il diritto ad essere giudicato da un giudice precostituito terzo e imparziale, la presunzione d'innocenza, l'habeas corpus, il diritto ad essere assistito da un difensore di fiducia e via dicendo.

E qui veniamo all'ultima legge firmata da Bush. Si tratta di un provvedimento che apre le porte a quello che in termini tecnici si definirebbe un legal black hole. Utilizzo di prigioni segrete della Cia, dure pratiche di interrogatorio e processi militari, cosi come si legge sui quotidiani, sono solo alcune delle novità introdotte dal provvedimento . L'habeas corpus viene negato così come preclusa è la possibilità per i detenuti di guantanano di presentare appello alle corti federali statunitensi contro le sentenze delle commissioni militari. In altri termini si va ad incidere su quello zoccolo di diritti che abbiamo definito come intangibili. In altri termini ancora si assesta uno schiaffone deciso al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani.

Che a Guantanamo succedessero le peggio cose era noto a tutti. La stessa Corte federale statunitense, organo di vertice nella piramide giurisdizionale americana, ha in più occasioni avuto modo di decretare l'illegalità dei processi celebrati a Guantanamo (che ricordiamo essere a Cuba, a beneficio dei nostri parlamentari) sancendo l'illegittimità non solo delle commissioni giudicanti ma anche delle tecniche utilizzate per raccogliere prove e testimonianze. Evidentemente il legislatore statunitense non ha prestato affatto attenzione a questi, pur vincolanti, rilievi.

È un provvedimento che mi lascia seriamente interdetto, lo trovo giuridicamente aberrante e pericoloso in quanto finisce per legittimare pratiche del tutto estranee al circuito legale, posto a garanzia di derive totalitaristiche.
E pensare che è stato pure epurato da una serie di storture inenarrabili, presenti nella bozza originaria (si voleva ad esempio ammettere la legittimità di prove estorte con la forza. Orrore.)

E Bush in tutto questo che fa? Con la solita sicumera si trincera dietro allo stendardo della abusata retorica di Stato che da sempre lo accompagna in questi momenti. Se notate, quando si tratta di licenziare provvedimenti di forte impatto sull'opinione pubblica, Bush fa ampio ricorso ad un lessico estremamente metaforico ed evocativo. Non lesina riferimenti solenni e mistici (chi non ricorda il cavallo bianco della libertà che si fa strada nelle tenebre gettate dal terrorismo) riuscendo a coniugare uno stile sensazionalistico ad un gestualità decisamente teatrale.

È noto. L'americano medio, notoriamente esemplare privo della capacità discernimento, preferisce John Woo a Von Trier. Sgrana gli occhi di fronte ad una scenografia roboante, rimane apatico rispetto ad uno script di spessore.

Bush ha ottimi ghost writer devo ammettere, sa toccare le corde giuste e il gregge lo segue prono.

"E' un'occasione rara quando un presidente può firmare una legge sapendo che può salvare la vita a degli Americani. Io stamattina ho questo privilegio''.

God bless you, George.




 
posted by Upstream at 11:02 PM | 0 comments